Laboratori Teatro

 

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Amleto e Ofelia
video 1°parte
Amleto e Ofelia
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Il Gabbiano
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Il Gabbiano
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Foto laboratorio Camogli 2013
Il lavoro dell’attore e Il metodo Feldenkrais Azione!
Laboratorio William Shakespeare
“Amleto Otello Macbeth Romeo e Giulietta”di Paola Bechis
lezioni di regia di Nicholas Ray
“Sopravviviamo grazie a quello che riveliamo di noi stessi”
Il laboratorio mira alla formazione di un gruppo, che attraverso l’approfondimento del linguaggio teatrale dia libero accesso alla propria creatività, al proprio talento, al proprio potenziale umano e che sviluppi nell’attore la capacità di diventare un “personaggio credibile”

Come faccio un movimento? Come nasce un gesto? Come nasce la parola? Come cammino? Come guardo? Cosa è abituale per me? Cosa non lo è? Cosa vuol dire consapevolezza? Feldenkrais sosteneva che non esiste una “giusta postura”, ma un centro consapevole dal quale noi possiamo compiere qualsiasi movimento, andare in qualsiasi direzione nello spazio e addirittura spogliarci dalle nostre abitudini per ….crearci.
Diventare altro da sé partendo da sè.
Il percorso durante il laboratorio, prevede lezioni mirate alla consapevolezza di come ognuno si muove, di come respira, di come trasforma l’aria in suono, di come crea uno spazio vuoto dentro di sé per poter essere presente su un palcoscenico e di come il vostro mondo interiore si trasforma in “azione”.
Lezioni del “metodo feldenkrais”, sviluppo della consapevolezza della propria “arte del comunicare” nell’incontro con il personaggio, analisi del testo e del sottotesto.

L’umanità contraddittoria e la delicata precisione con la quale Shakespeare racconta gli stati d’animo dei suoi personaggi, il bianco e il nero, il bene e il male ci guidano nella scoperta delle varie prospettive che si aprono nell’ essere umano.
Nell’esistere diveniamo ciò che siamo.
L’energia estremamente vitale, organica, delle parole di Shakespeare ne fanno delle parole “agite”, diventando flusso di pensieri incarnati in corpi di passione.
Passione nera, passione bianca. Luce Ombra. Bene Male.

Quale è la vostra azione? Cosa intendo per azione?
L’uso della parola azione e, la comprensione di questa parola, sono l’aspetto più importante della tecnica.
Un attore deve agire. L’azione è fare.
Cosa voglio? perché sono qui? cosa voglio fare?
L’azione implica il desiderio e la volontà.
L’azione è quello che volete fare, quello che dovete fare per ottenere quello che volete.
L’azione è l’unica difesa contro l’eccessiva preparazione e la perdita di concentrazione, contro il rischio di non far fronte agli obblighi verso il pubblico.
Lo stato d’animo non è qualcosa che potete utilizzare come attori, in cinema non è una forza attiva.
Per quanto ne so l’azione è l’unico strumento affidabile.
Il controllo della memoria emotiva è un’aspetto della recitazione che mi interessa moltissimo.
Se uno stato d’animo emotivo ha la meglio, per cui vi scioglierete nell’emozione, riso o pianto che sia, vuol dire che la preparazione è sbagliata, è una preparazione eccessiva; lo spirito è così privato che quando fai la scena non arriva e, nessun altro ride.
Trovate l’azione. Recitate l’azione.
Se una non funziona cambiatela.
Potete tirare su la voce quanto volete, ma deve essere vero, non ci può essere un briciolo di falsità.
Quando siete pieni di verità, al momento dell’esplosione non vi sbaglierete e la macchina da presa e, la pellicola saranno in grado di controllare tutto.

 

 

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